Intervista a Sempionenews

Imprese e ripresa: assicurazioni e rassicurazioni

Il pomeriggio di lunedì 19 luglio sono stato ospite negli uffici di Sempionenews, uno dei più letti quotidiani online dell’Alto Milanese e Varesotto, da poco acquisito dalla Prealpina, storica testata informativa attiva da più di un secolo tra Varese e la sua provincia.

Riporto qui l’articolo che accompagna il video, che potete vedere qui in prima pagina, sotto la sezione notizie

“Con Massimo Marnati parliamo di come siano tornati d’attualità i valori tradizionali ‘di protezione’
Dopo l’intervista in streaming della scorsa primavera (che potete rivedere qui) torniamo a parlare con Massimo Marnati, agente capo delle agenzie Sara Assicurazioni di Gallarate, Varese e Busto Arsizio (in ordine “di acquisizione”…) di impresa, resilienza e cultura. E lo facciamo nei nostri studi, grazie alla collaborazione tecnica di Emmanuele Occhipinti.

Nell’intervista a Sergio La Torre Marnati pone in evidenza come sia cambiata la qualità delle polizze sottoscritte

Per fare un esempio, nei tempi difficili della pandemia in cui non ci si poteva muovere, sono calati gli acquisti e di conseguenza l’attenzione verso le auto e le moto. Viceversa sono tornati in evidenza valori tradizionali quali il risparmio dedicato ai figli, alla famiglia e agli anziani. Quasi a sostanziare uno dei significati che possiamo trovare nei dintorni dell’assicurazione: quello della rassicurazione, della ricerca di un riparo alle tempeste della vita.

Ed è proprio in questo campo che Marnati ha le carte migliori da giocare, “Perché il nostro plus è l’attenzione al cliente. Ora più o meno tutte le compagnie hanno livelli standard per quanto riguarda prestazioni e prezzi, certo con delle diversificazioni nei rispettivi campi privilegiati, ma quello che ho sempre perseguito, sin dagli inizi, è la fiducia che il cliente deve avere nel suo assicuratore e nei suoi collaboratori”.

A proposito di inizi, Marnati ci rivela che i suoi riguardano la vendita di prodotti assicurativi tesi a coniugare cultura e risparmio, forme di accantonamento a piccoli passi per permettere di avere a disposizione le somme necessarie agli studi dei giovani o a sostenere le loro iniziative.

Del resto, tra le sue passioni ci sono sport e musica. Nel primo caso il tennis giocato e quello sostenuto aiutando le squadre giovanili di diverse discipline (oltre al tennis, calcio, basket…), nel secondo il grande amore per il bel canto, la lirica e la musica di ogni genere, dalla classica al rock.

Insomma, un agire che aldilà degli affari non dimentica la dimensione sociale e culturale di una professione che dev’essere al servizio della collettività.”

L’intervista è online anche su youtube (qui)

 

Ruben Razzante e il suo libro La rete che vorrei

Per un web al servizio di cittadini e imprese dopo il Covid-19

Milano – La sera di giovedì 8 luglio, dopo un acquazzone che ha rischiato di farci arrivare in ritardo, abbiamo finalmente raggiunto lo splendido Palazzo Cusani in Brera. La sala Radetzky, scintillante di antica ricchezza, ha ospitato un interessante confronto tra figure di primo piano della comunicazione e dell’informazione. Dopo il saluto del “padrone di casa”, il generale di brigata Uberto Incisa di Camerana, e del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, la giornalista Rai Maria Rosa Monaco ha presentato i relatori intervenuti alla presentazione del volume La rete che vorrei di Ruben Razzante, edito da Franco Angeli: Franco Anelli (Rettore Università Cattolica del Sacro Cuore), Carlo Ferro (Presidente Ice, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), Marcello Foa, presidente Rai, e lo stesso autore, docente all’Università Cattolica.

Il rettore Anelli ha preso in esame le ricadute della pandemia sul mondo universitario e dell’istruzione più in generale, sottolineando come il periodo attraversato ci abbia comunque fornito delle opportunità, tra cui l’acquisizione della capacità di gestire strumenti digitali, prima sconosciuta a larghi strati di popolazione. In particolare, per quanto riguarda la Dad, se da un lato ha contribuito ad aumentare la connessione e lo scambio di dati e idee a livello planetario, dall’altro ci interroga su quale tesoro possiamo fare di questa esperienza e quale università vogliamo costruire: “L’ebbrezza da mancanza di intermediazione rischia di far saltare i luoghi, i riti dello studio, e l’università non deve diventare un mercato dove comprare prodotti, dobbiamo tornare alla dimensione esperienziale”.

Carlo Ferro ha evidenziato come sussista “Una linea evolutiva del commercio Italiano sui canali digitali e, per quanto in percentuali ancora più basse rispetto ad altri paesi avanzati, il 2020 ha rappresentato una crescita esponenziale dell’e-commerce in Italia”. La pandemia ha accelerato alcune abitudini, spingendo un maggior numero di persone a operare in rete, anche a livello di acquisti. in questo senso, ha continuato, “L’efficacia dei nuovi processi dipende dall’alfabetizzazione digitale delle imprese, e in questo senso Ice offre quindici nuovi servizi, di cui otto riguardano il digitale, per portare le aziende italiane nelle vetrine internazionali”.

Il presidente della Rai, Marcello Foa, è partito da un chiaro avvertimento, affermando che “Il servizio pubblico rischia di fare la stessa fine dei giornali, che hanno sottovalutato l’impatto della rete non solo sulla quotidianità delle persone ma anche sulle sorti dell’informazione”. Affermando poi che la pandemia ha riportato gli ascolti e le visualizzazioni ai “tempi d’oro” di radio e tv, quando la gente stava in casa per seguire i vari programmi. Ma sono aumentate le interazioni digitali, anche grazie al successo di Ray Play e dei podcast, dunque “Il servizio pubblico deve far fronte a questa sfida, poiché se non saprà adeguarsi perderà la sua funzione, soprattutto nei confronti del pubblico più giovane non particolarmente affezionato”. Occorre dunque “indirizzare il budget al digitale, dandone la gestione a figure giovani e preparate all’evoluzione digitale e multimediale”.

Infine Ruben Razzante, autore del libro La rete che vorrei, ha spiegato il suo lavoro come una sorta di raccolta dati sullo stato dell’arte, “Un coro polifonico a più mani in differenti ambiti professionali e istituzionali, per provare a delineare i confini di un nuovo umanesimo digitale che sappia raccordare imprese, cittadini e istituzioni”. Il professore, che ha fatto parte dell’apposita commissione creata dal governo Conte 2, ha insistito sulla necessità di “Monitorare le fake news per contrastare le falsità e la disinformazione, per valorizzare un’informazione di qualità e affrontare il problema con approccio scientifico”.

Anch’egli ha ricordato come il periodo pandemico abbia portato tantissimi italiani che prima non ne volevano sapere, ad aprire indirizzi email e frequentare i social. Nel suo libro si parla dei principali operatori del settore: da Facebook ad Amazon a tutti gli attori della filiera, ma si affronta la duplice sfida “per valorizzare contenuti verificati con scrupolo e trasformare la rete in volano della ripartenza per facilitare il rapido ritorno a una nuova normalità, i rete e non solo”.

Presenti alla serata, conclusasi a tavola, i tanti amici che ho avuto il piacere di invitare: collaboratrici, rotariani, manager e professionisti non solo del mondo assicurativo ma anche di quello della comunicazione e di altri settori d’impresa, tra cui il mio concittadino Giovanni Longo, titolare dell’omonima enoteca legnanese famosa in tutto il mondo per la qualità del catalogo, Giuseppe Rizzo, Consigliere Delegato Asfalia Prime Broker, Damiano Feroldi, responsabile area Sara Assicurazioni, il direttore dell’Aci di Varese Francesco Munno e Sabino Lorusso, direttore d’area ellenica di Coca Cola.

Ruben Razzante (a cura di)
La rete che vorrei
Per un web al servizio di cittadini e imprese dopo il Covid-19
(Franco Angeli editore)

Impatto della digitalizzazione sulla produzione e distribuzione di beni e servizi, valore dei dati, tutela dei diritti degli individui e delle imprese nel web, integrazione multimediale, evoluzione dell’economia e della finanza, politiche dei colossi della Rete in difesa delle imprese e degli utenti, qualità dei contenuti informativi, patologia dell’ecosistema mediatico e funzionamento delle democrazie sono i principali temi affrontati in questo volume, che si rivolge a quanti puntano a vivere in maniera sempre più consapevole e responsabile la loro dimensione digitale. Pretendere di padroneggiare fino in fondo i cambiamenti che la Rete sta vivendo equivarrebbe all’illusione di riuscire a trattenere in una mano tutti i granelli di sabbia raccolti. Occorre uno sforzo di maturo e operoso adattamento all’ambiente virtuale che non faccia mai venir meno la centralità irriducibile dell’uomo e la sua inarrivabile profondità.

Scritti di: C. Avenia (Confindustria Digitale), G.C. Blangiardo (Istat), C. Cascone (Tribunale per i minorenni di Milano), D. Chieffi (Dipartimento Innovazione, Presidenza del Consiglio), G. De Rita (Censis), D. Dougherty (Alibaba Group), M. Foa (RAI), C. Giorgi (Amazon Italia), M. Ibarra (Sky Italia), S. Lucchini (Intesa Sanpaolo), M. Marseglia (Amazon Italia), A. Mazzetti (Facebook), S. Panseri (Google), G. Pitruzzella (Corte di Giustizia U.E.), R. Razzante.